
Non vorrei creare equivoci. Non intendo dire che i calabresi, come i siciliani, siano tutti mafiosi e crescano - sin da piccoli - come tali. Vorrei poter esprimere al meglio la solidarietà a tutti quei servitori dello Stato che si adoperano, in condizioni disastrose, e lottano per garantire a tutti i cittadini quel principio minimo che è alla base di una società civile: la legalità. Vorrei... Ma il punto è che in certe zone d'Italia, come quella in cui vivo, come la Calabria appunto, questi servitori sono abbandonati a se stessi proprio da quello Stato che si sotinano a proteggere. Ecco dunque che, in mancanza di tutto o quasi, crescono e prosperano sacche enormi di illegalità diffusa. Connivenza? Opportunismo? Paura? 42 anni di sicilianità mi portano oggi a dire, quasi con rassegnazione, che questo miscuglio di poteri (legali e illegali) ha generati mostri duri da battere. Forse, invincibili. Spero e voglio sperare che non sarà così per sempre...
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